L’Ai Act, il regolamento comunitario sugli algoritmi, prevede l’istituzione di un’agenzia nazionale per la vigilanza sull’intelligenza artificiale. Il governo Meloni sta cercando di identificare tale agenzia, in conformità alle regole europee. Un candidato in lizza è l’Agenzia per l’Italia digitale (Agid), che è stata individuata dal sottosegretario all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti, come un’opzione ideale per assumere il ruolo di vigilanza sull’intelligenza artificiale. La decisione di candidare Agid è stata motivata anche dal fatto che l’agenzia ha già esperienza nel coordinare la digitalizzazione della pubblica amministrazione e recentemente è stata alleggerita di alcuni compiti nel campo della cybersecurity grazie alla creazione dell’Agenzia nazionale per la cybersicurezza nazionale (Acn).
L’intelligenza artificiale è una delle principali sfide affrontate dal nuovo direttore dell’Agenzia per l’Italia digitale, Mario Nobile, che è stato nominato alla fine di marzo. “La pubblica amministrazione è un grande spender in tecnologia”, afferma Nobile a Wired.
Secondo l’ultimo rapporto di Anitec-Assinform, l’associazione che rappresenta l’industria digitale, la spesa dei enti centrali nel 2022 è aumentata del 10,5% rispetto all’anno precedente, raggiungendo 2,489 miliardi di euro. Gli enti locali hanno registrato una crescita del 9,6%, arrivando a 1,488 miliardi di euro.
Nel settore della sanità, gli investimenti ammontano a un miliardo di euro. Secondo gli esperti di Anitec-Assinform, si tratta di una trasformazione digitale complessa, avviata già con la Strategia crescita digitale 2014-2020 e il piano triennale strategico di Agid, e che sta ricevendo un’ulteriore spinta dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che ha stanziato 11,15 miliardi di euro.
Nobile afferma: “È importante fornire strategie alla pubblica amministrazione, evitare l’acquisto di tecnologie senza una piena comprensione, comprendere come i dati vengono utilizzati, in collaborazione con altre entità come il Garante della privacy, e rafforzare le competenze”. Il primo passo intrapreso dal nuovo direttore è stato istituire una prima unità di missione per l’intelligenza artificiale, composta da quattro dipendenti di Agid: due profili tecnici esperti in ingegneria informatica, un profilo amministrativo e un esperto in certificazioni e controlli. L’unità si occuperà di esplorare valutazioni del rischio utilizzando sistemi di bollinatura o autocertificazione.
Le regole europee sull’Ai Act sono attualmente oggetto di discussione. Secondo l’articolo 56, è prevista la creazione di un comitato europeo di controllo, nonché di autorità locali con funzioni di vigilanza e notificazione. La forma di queste autorità è ancora in fase di dibattito: la bozza della Commissione propone un’unica autorità che svolga entrambe le funzioni, il Consiglio ne prevede due, mentre il Parlamento ritiene possibile la presenza di più soggetti costituiti o designati.
La Spagna ha già istituito un’agenzia ad hoc per svolgere questi compiti.
Il sottosegretario Butti sembra intenzionato a seguire questa strada con Agid, che potrebbe assumere il ruolo di autorità di vigilanza, lasciando ad altre autorità competenti in materia di AI, come il Garante della privacy, quello delle comunicazioni o l’Antitrust, altre aree di intervento.
Tuttavia, questa decisione non può essere procrastinata a lungo. Se i negoziati a tre sul Ai Act (il cosiddetto trilogo) rispettano i tempi previsti (e c’è l’intenzione di farlo, dato che si voterà il nuovo Parlamento comunitario nel maggio 2024), entro la fine dell’anno il regolamento sull’intelligenza artificiale assumerà la sua forma definitiva. “Dal momento della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale – sottolinea Raffiotta – l’Italia avrà tre mesi di tempo per istituire la propria autorità nazionale”. In altre parole, è necessario prendere una decisione entro la primavera 2024 e organizzarsi di conseguenza.