Recentemente, su Facebook e Instagram è comparso un avviso che ha suscitato polemiche: gli utenti erano invitati a scegliere tra pagare per non ricevere più pubblicità o continuare a usufruire del servizio gratuitamente, acconsentendo alla raccolta e all’analisi dei propri dati. Questa mossa ha scatenato l’ira di otto associazioni dei consumatori dell’UE, che hanno denunciato Meta per presunta violazione del GDPR.
Nonostante Meta abbia giustificato la sua azione come un tentativo di conformarsi alle leggi dell’UE offrendo una scelta ai consumatori, le associazioni dei consumatori ritengono che tale alternativa sia illusoria e non conforme al regolamento europeo.
Secondo quanto riportato da The Register, l’organizzazione no-profit austriaca NOYB ha sottolineato che, secondo le leggi europee sulla privacy, la decisione sulla condivisione dei dati deve essere libera e non condizionata da una tassa, come nel caso proposto da Meta.
Le associazioni dei consumatori accusano il nuovo modello proposto da Meta di violare i principi di protezione dei dati espressi nel GDPR, tra cui il principio della limitazione delle finalità, dell’offuscamento dei dati e della trasparenza nell’elaborazione delle informazioni. L’introduzione di un abbonamento per evitare gli annunci non offre, secondo loro, una vera alternativa agli utenti, ma li costringe piuttosto a condividere i propri dati e a continuare a essere esposti alla pubblicità.
Meta, contattata da The Register, ha ribadito la sua fiducia nella conformità del suo approccio al GDPR, sottolineando la serietà dei propri obblighi normativi.
Quest’ultimo scontro legale si aggiunge alla lunga lista di battaglie legali affrontate da Meta: lo scorso anno la compagnia è stata multata con oltre un miliardo di euro per aver trasferito i dati dei cittadini europei negli Stati Uniti, violando le leggi dell’UE.
Le associazioni dei consumatori hanno depositato le loro denunce la scorsa settimana e ora Meta attende di conoscere il destino di questa nuova controversia legale.