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Dal rame alla fibra: L’evolvere delle infrastrutture di rete

La Commissione Europea ha presentato una roadmap senza precedenti per guidare la transizione dalle obsolete reti di rame alle più moderne e sostenibili infrastrutture in fibra ottica. Questo piano, delineato in un whitepaper di circa quaranta pagine, non solo mira a migliorare l’infrastruttura di connettività, ma anche a promuovere obiettivi green e digitali ambiziosi entro il 2030.

L’Europa si è posta un obiettivo ambizioso: raggiungere l’80% di dismissione del rame entro il 2028 e completare il passaggio al 100% entro il 2030. Questa transizione è fondamentale per supportare l’adozione di nuovi servizi e per garantire che tutti gli utenti finali siano coperti da una rete gigabit entro il prossimo decennio.

Il documento evidenzia l’importanza di una roadmap chiara per la dismissione del rame, che non solo supporterebbe gli obiettivi di connettività del 2030, ma invierebbe anche un segnale forte agli investitori, indicando un percorso definito per il ritorno sugli investimenti nella fibra ottica.

Tuttavia, il processo di transizione non è privo di sfide. Mentre la fibra ottica è considerata la soluzione ottimale, vi è anche la possibilità di utilizzare il 5G come soluzione parziale per sostituire le reti di rame. Inoltre, il ritmo differenziato di dispiegamento della fibra potrebbe portare a mercati frammentati, anziché ad un unico mercato integrato.

È essenziale un coordinamento efficace tra tutte le parti interessate per garantire una transizione senza intoppi. Misure prevedibili ed equilibrate sono necessarie per evitare che la migrazione inverta i progressi compiuti fino a oggi. In questo contesto, il ruolo delle Autorità per le Comunicazioni nazionali diventa cruciale nel monitorare e garantire una corretta progettazione del processo di dismissione.

Nonostante l’Europa abbia già avviato il processo di dismissione del rame in diversi Stati membri, l’Italia si trova ancora in ritardo rispetto ad altri Paesi. Mentre alcuni operatori di linea fissa hanno annunciato piani per la dismissione entro il 2023 in varie nazioni europee, l’Italia non ha ancora intrapreso azioni concrete in questo senso. Questo ritardo potrebbe avere implicazioni significative sul futuro della connettività e della competitività del Paese nell’era digitale.

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