Telegram, la popolare app di messaggistica guidata dal fondatore Pavel Durov, ha annunciato un drastico cambio di rotta riguardo alla gestione della privacy degli utenti. Dopo anni di resistenza alle richieste governative, la piattaforma ha deciso di condividere indirizzi IP e numeri di telefono con le autorità in risposta a valide richieste legali, ampliando la sua collaborazione anche oltre i casi di terrorismo, per i quali aveva già in passato fornito supporto.
Il cambiamento, comunicato dallo stesso Durov, arriva poco dopo il suo arresto in Francia il 24 agosto con 12 capi d’imputazione, che spaziano dal traffico di droga, riciclaggio di denaro e possesso di materiale pedopornografico. Sebbene rilasciato su cauzione il 29 agosto, Durov ha dovuto rispondere alle pressioni delle autorità, con l’obiettivo di proteggere la sua piattaforma, che serve quasi un miliardo di utenti in tutto il mondo.
Moderazione rafforzata per combattere i contenuti illeciti
Un altro aspetto cruciale della nuova strategia di Telegram è l’adozione di misure più rigorose per limitare l’accesso ai contenuti illegali. Con un sistema di ricerca molto potente, Telegram aveva in passato facilitato l’accesso a gruppi che promuovevano attività criminali. Ora, grazie all’integrazione di intelligenza artificiale e a un team di moderatori dedicati, sono stati eliminati dalla piattaforma molti dei contenuti problematici che venivano sfruttati per fini illeciti.
Telegram ha inoltre rimosso la funzionalità “Cerca persone vicine”, utilizzata da meno dello 0,1% degli utenti ma che aveva destato preoccupazioni a causa dell’abuso da parte di bot e scammer, e per promuovere attività illegali per prossimità geografica.
Questo approccio mira non solo a migliorare la reputazione della piattaforma, ma anche a proteggere la sua integrità. Come spiegato da Durov: “Non permetteremo che un’esigua minoranza metta a rischio l’intera comunità di Telegram.”
Nonostante le nuove politiche abbiano l’intento di contrastare le attività criminali, molti esperti temono che possano danneggiare gli utenti in Paesi autoritari, dove Telegram è spesso utilizzato come strumento per eludere la censura e favorire la libertà di espressione. L’arresto di Durov ha infatti provocato una reazione globale, preoccupando coloro che vedono nella piattaforma un mezzo per aggirare regimi repressivi.
C’è chi ipotizza che la stretta sui dati potrebbe allontanare non solo chi usa l’app per scopi illeciti, ma anche coloro che si preoccupano della tutela della propria privacy. Solo il tempo dirà se questo compromesso sarà sufficiente a salvaguardare Telegram e la sua missione, o se aprirà nuove controversie.