Pavel Durov, il fondatore e CEO di Telegram, è stato arrestato all’aeroporto di Le Bourget a Parigi il 24 agosto 2024.
L’arresto è avvenuto appena sceso dal suo jet privato proveniente dall’Azerbaigian. Durov, 39 anni, cittadino franco-russo, era accompagnato dalla sua guardia del corpo e da una donna.
Il fermo è stato effettuato dalla Gendarmeria dei Trasporti Aerei (GTA) francese, in esecuzione di un mandato d’arresto emesso dalla magistratura francese. L’accusa principale contro Durov riguarda la mancanza di moderazione su Telegram, che, secondo gli inquirenti, lo renderebbe complice di gravi crimini quali traffico di droga, reati contro i minori, terrorismo e frodi finanziarie.
Il mandato era valido esclusivamente sul territorio francese, motivo per cui Durov aveva evitato il più possibile di recarsi in Europa.
La notizia dell’arresto ha subito sollevato tensioni diplomatiche. L’ambasciata russa a Parigi ha espresso preoccupazione per il mancato rispetto dei diritti di Durov, richiedendo immediatamente spiegazioni e assistenza consolare. Secondo la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, l’arresto potrebbe avere ripercussioni sui dati degli utenti di Telegram, facendo ipotizzare un possibile controllo occidentale sull’app.
Telegram, l’app di messaggistica creata da Pavel Durov nel 2013, è conosciuta per la sua forte enfasi sulla privacy e la sicurezza delle comunicazioni. Tuttavia, proprio queste caratteristiche hanno attirato l’attenzione delle autorità francesi, che vedono nella piattaforma un rifugio per attività illecite.
L’accusa sostiene che la criptazione end-to-end, l’uso di numeri usa e getta e la possibilità di scambiare criptovalute rendano Telegram uno strumento perfetto per il crimine organizzato. In passato, Durov ha dichiarato di preferire la libertà alla cooperazione con le autorità, un principio che ha guidato anche la sua decisione di lasciare la Russia nel 2014.
Le conseguenze potenziali per Telegram
L’arresto di Durov solleva interrogativi sul futuro di Telegram. Potrebbe essere costretto a introdurre misure di moderazione più rigorose, o addirittura a cedere alle richieste delle autorità francesi ed europee. Nel caso in cui Durov venisse incarcerato, le ripercussioni potrebbero essere gravi, non solo per la sua persona, ma anche per l’intera infrastruttura della piattaforma.
Al momento, non ci sono dichiarazioni ufficiali da parte di Telegram o dei suoi rappresentanti. Tuttavia, l’episodio rappresenta un monito per le altre piattaforme tecnologiche: la libertà di espressione e la sicurezza degli utenti sono valori importanti, ma devono essere bilanciati con le responsabilità legali e sociali.
L’arresto di Pavel Durov potrebbe segnare una svolta nell’approccio delle autorità internazionali verso le piattaforme di comunicazione criptata. Resta da vedere come Telegram e altri servizi simili reagiranno a queste nuove sfide e se il caso Durov diventerà un precedente per future azioni legali contro i giganti della tecnologia.